Comunicazione scientifica - Editoria

Comunicazione scientifica - Editoria

a cura di Daniele Gouthier, matematico e scrittore

 

I primi vent’anni, scarsi, del nuovo millennio hanno visto svilupparsi o consolidarsi, dal mio punto di vista, un fiorire di opportunità professionali per i matematici nel variegato mondo della comunicazione della scienza all’insegna di una vitalità culturale e creativa da non sottovalutare. Non starò qui ad analizzare le ragioni di questa fioritura – che ha tratto linfa dalla nascita di spin-off e start-up matematici, dall’emergere del data journalism, dal consolidarsi del giornalismo online con corollario social, dal diffondersi della didattica informale e via elencando – ma proverò a descrivere fenomenologicamente il panorama che si trova davanti un giovane che si è formato, o che si sta formando, in matematica e che guarda ai mestieri della comunicazione come a una possibile direzione in cui sviluppare la propria professione futura.

Prima di cominciare la nostra passeggiata tra le botteghe di chi fa comunicazione, un’avvertenza che ho maturato negli anni: il tratto che accomuna, o che dovrebbe accomunare, le anche diversissime esperienze professionali nella comunicazione a partire dalla matematica è il tentativo di diffondere una cultura matematica. L’obiettivo non è insegnare (lo fanno gli insegnanti e richiede metodi specifici, tempi lunghi e strutture dedicate), non è convertire o schierarci (nulla di più sbagliato che fare guerre di religione tra pro- e contro- la matematica) e non è spiegare (cosa che possiamo fare solo in parte ma che richiede, come l’insegnamento, una struttura ad hoc). In una certa misura, piccola, perseguiamo questi obiettivi, ma in misura maggiore, sono obiettivi fuori dalla nostra portata. L’obiettivo è informare e fare cultura, diffondere una cultura matematica e, in senso lato, scientifica, rendere possibile un po’ più di pensiero razionale e rigoroso. Naturalmente senza sostenere che questo sia il miglior pensiero possibile. Per me non è che una grande opportunità troppo poco colta e praticata anche in contesti dove ce ne sarebbe bisogno. E sta a noi matematici facilitarne la diffusione nella società.

Uno degli archetipi più radicati nell’immaginario collettivo sulle professioni della comunicazione è il giornalismo tradizionale: carta stampata, radio, televisione e, da qualche decennio, web. Diversamente dalla percezione, forse quotidiani e periodici sono il settore che dà meno sbocchi ai laureati in matematica – naturalmente, non considerando figure quali Piergiorgio Odifreddi, Claudio Bartocci, Michele Emmer, Paolo Zellini, Umberto Bottazzini e altri, che scrivono sulla carta stampata da opinionisti ma certamente non ne fanno la loro professione. Tra le riviste non matematiche che hanno una certa attenzione alla nostra disciplina, meritano una citazione Le scienze, Wired e Focus. In un recente passato, abbiamo assistito al coraggioso tentativo di un mensile totalmente dedicato alla matematica, Mate, che però è riuscito a resistere per poco tempo, confermando la difficoltà che la matematica ha nel trovare spazio in edicola. Nella stessa edicola, però, fanno non di rado capolino collane di libri, spesso traduzioni, che hanno la matematica come oggetto: è una nicchia editoriale di una certa solidità. Non dà da lavorare a molte persone ma è un piccolo segnale di vitalità. Fuori dall’edicola, distribuite in libreria o per abbonamento, troviamo – a diversi livelli di specializzazione – periodici quali Sapere, il Bollettino e il Notiziario dell’Unione Matematica Italiana e il recentemente rinnovato, sotto la direzione di Roberto Natalini, e freschissimo Archimede. In radio e televisione, trovano spazio matematici che collaborano continuativamente ad esempio con Radio3Scienza, Quark, Ulisse e altre. 

Il web pullula di matematica, di alta qualità e infima, con in mezzo tutte le gradazioni immaginabili. In questo mare magnum meritano un’attenzione i blogger che da poco meno di un decennio animano i Carnevali della matematica trattando i temi più vari della disciplina. Costoro non sono professionisti ma affiancano quest’attività, quasi sempre perseguita con alti standard e con buona se non ottima creatività, al loro lavoro di insegnanti, ricercatori, tecnici o altro – alcuni nomi: Maurizio Codogno su Il Post, I Rudi Mathematici su Le Scienze, Roberto Zanasi e il Sommo Popinga. Più professionalmente, online troviamo i non pochi che scrivono, di matematica o attorno alla matematica, sulle versioni elettroniche di quotidiani e periodici: mentre sul corrispettivo di carta è raro vedere la matematica fare capolino, sulla versione in rete questo sta diventando sempre più frequente con collaborazioni forse non troppo organiche ma comunque caratterizzate da una certa regolarità.

Prima di lasciare la bottega del giornalismo, mi concedo un auspicio e una previsione (naturalmente avventata come tutte le previsioni che si rispettino). La previsione riguarda i finanziamenti diffusi dal basso, o crowdfunding: molte attività intellettuali – dalle inchieste giornalistiche ai libri fotografici, dalle canzoni ai documentari – nascono oggi raccogliendo attorno a sé una comunità di persone attente, interessate e solidali che micro-finanziano il progetto rendendolo possibile e permettendo all’autore e agli altri professionisti coinvolti di avere la giusta retribuzione. Prevedo che questa pratica si diffonderà sempre più e penso che i futuri, e presenti, professionisti della comunicazione della matematica, debbano prenderla in considerazione come strumento di lavoro. L’auspicio è che i matematici cerchino e trovino spazio nel giornalismo non scientifico (ad esempio in quello economico, politico, di costume ecc.), perché per diffondere una cultura matematica abbiamo bisogno che in contesti non matematici si trattino i dati, i numeri e le implicazioni logiche col dovuto rispetto: non possiamo più continuare a sentirci dire, ad esempio, che un ministero ha ricevuto «un milione di euro in più» senza che ci si dica se questo «milione» è un incremento del’1% o del 10%. Così come abbiamo bisogno di persone attente a non invertire le implicazioni: mentre, purtroppo, nel discorso pubblico succede ancora spesso che «A implica B» sia considerata equivalente a «B implica A».

L’attenzione ai numeri, alle quantità e ai dati, ci introduce alla seconda bottega, quella del data journalism, contigua al data mining e in generale alla data science ai quali è dedicata una sezione apposita di questo sito. Sempre più, realtà industriali, associazioni ambientaliste, strutture mediche e molto altro hanno a che fare con importanti quantità di dati, i cosiddetti big data, che vanno salvati, conservati, gestiti, analizzati e interpretati. Vanno anche raccontati. E così in Italia ha iniziato a farsi notare il data journalism, vale a dire «le inchieste o i lavori di approfondimento realizzati con gli strumenti della matematica, della statistica e delle scienze sociali e comportamentali, applicate alla pratica del giornalismo». È un giornalismo moderno e maturo che sposta l’attenzione sui fatti e sui dati cercando di equilibrare l’eccessivo peso che le opinioni spesso hanno nel giornalismo italiano. Sempre più spesso grandi questioni cruciali (dall’influenza alla TAV, dai vaccini agli ogm) richiedono di considerare enormi quantità di dati che non possono essere solo raccontati come storie ma che richiedono uno sforzo di comprensione specifico. È un lavoro di analisi per il quale la formazione matematica dà strumenti culturali e intellettuali non trascurabili.

La capacità metodologica e la pulizia di pensiero che la matematica aiuta a formare sono punti di forza preziosi in molte delle professioni che attraggono i matematici, anche nella comunicazione. Non è importante tanto conoscere alcuni contenuti, quanto essere capaci di fare concatenazioni logiche e di non trarre conclusioni errate o, cosa che a volte è peggio, non fondate.

La terza bottega è quella della comunicazione istituzionale: si tratta, in un certo senso, del duale del giornalismo, della sua controparte nelle istituzioni, nei centri di ricerca, negli spin-off e nelle start-up. In (un recente) passato, la comunicazione istituzionale era fortemente incardinata negli uffici stampa. Oggi questi non sono scomparsi e continuano a fare da interfaccia verso i media per i ricercatori e i dipartimenti, ma al loro fianco abbiamo visto comparire altre figure che si occupano di organizzazione di eventi – dai science café ai festival, da FameLab alle TEDConference, dalle Notti dei ricercatori agli Open Day –; di public outreach sempre più rivolto alla sensibilizzazione e al coinvolgimento del pubblico che alle classiche pubbliche relazioni; di social media management, in occasione di conferenze, workshop, convegni e così via; di dialogo e confronto con gli stakeholder

La bottega della comunicazione istituzionale, che vive prevalentemente in ambito universitario e più generalmente accademico, ha alcune ramificazioni che meritano di essere evidenziate. La prima è legata all’orientamento in entrata e alle attività che sempre più spesso si fanno per dialogare con la scuola secondaria e per dare un’immagine fedele (anche se a volte con qualche tinta eccessiva di marketing) dei diversi corsi di laurea ai futuri studenti: un’iniziativa meritoria in questa direzione è il Piano Nazionale Lauree Scientifiche, ma come non citare tutto il mondo delle Olimpiadi, dei Giochi Internazionali, delle Gare a squadre e simili. In futuro, prevedibilmente si apriranno sempre più opportunità in queste direzioni e serviranno sempre più professionalità specializzate al dialogo tra scuole e università. La seconda è relativa alla nascita di spin-off e start-up, aziende sperimentali e innovative (due esempi: Moxoff del Politecnico di Milano e ForMath dell’Università di Bologna) che, se lungimiranti, sostengono i propri primi passi investendo in una comunicazione efficace, che funziona meglio se vede il coinvolgimento di comunicatori che hanno la matematica nella propria formazione passata. La terza, e forse più importante, è la progettazione europea: nelle diverse fasi – dalla costituzione del team alla scrittura, alla conduzione del progetto e alla sua diffusione – servono professionisti in grado di scrivere con i dovuti registri; di comprendere i contenuti progettuali almeno a un livello superficiale; di gestire le dinamiche tra ricercatori, tra gruppi e tra enti; di organizzare eventi; di relazionarsi con attori esterni al mondo della ricerca (ad esempio i fornitori).

Rivolgiamoci ora alla quarta bottega della comunicazione della matematica, quella delle case editrici. L’editoria, dal nostro punto di vista, si divide in due grandi categorie: da una parte le case editrici di narrativa e di varia, dall’altra le case editrici scolastiche. Nelle prime i matematici possono lavorare come redattori, curatori di collana, correttori di bozze, traduttori (oltre che come addetti stampa, organizzatori di eventi, social media manager ecc.). Si tratta di un mondo che non impiega tantissimi matematici, o comunque persone con un profilo scientifico, ma che valorizza quelli che impiega (penso, solo a titolo d’esempio, a case editrici quali Codice, Dedalo, Bollati Boringhieri, Editoriale Scienza, Sironi e alcune altre). Spesso lavorare con una casa editrice significa collaborarci da esterni, o come liberi professionisti o attraverso studi editoriali che ricevono incarichi mirati a un determinato libro o progetto. Questo tratto è comune anche all’editoria scolastica che però offre molte più opportunità di lavoro ai matematici che possono essere coinvolti in progetti di libri di testo con tutti i ruoli dell’editoria classica e in più con ruoli specifici di quella scolastica rivolta alla matematica: dalla correzione di esercizi alla revisione di testi, dalla progettazione alla scrittura (o riscrittura) di rubriche e sezioni, dall’analisi dei libri esistenti all’indagine sulle esigenze di insegnanti e studenti. Prima di lasciare questa bottega, torniamo ancora un momento sull’editoria classica per affacciarci su due mondi: il primo è quello dell’editoria per bambini da tempo attenta alla matematica e disposta ad accogliere autori, traduttori e collaboratori; il secondo è molto giovane ed è quello del fumetto scientifico. Anni fa Sironi tradusse Logicomix. Oggi va seguita l’esperienza, ideata da Andrea Plazzi e Roberto Natalini, del Lucca Comics&Science che ha visto la produzione, tra gli altri, di un fumetto di Leo Ortolani con Cedric Villani come protagonista, nonché di un Topolino e i ponti di Quackenberg.

Contigua alla bottega editoriale c’è quella della formazione degli insegnanti e della didattica informale. Negli ultimi anni sono nate molte realtà – associazioni, cooperative, piccole o medio-piccole società – che offrono al mondo della scuola, e non solo, momenti di didattica informale e, collegati a questi, percorsi di formazione per i docenti (alcuni esempi sono realtà molto vitali e attive quali Psiquadro a Perugia, Tecnoscienza a Bologna, Le Pleiadi a Padova, Fosforo a Senigallia). Normalmente non si occupano esclusivamente di matematica ma spaziano sulle diverse discipline scientifiche mettendo assieme equipe di conferenzieri, animatori, organizzatori di eventi, progettisti e altre figure ancora. Lungo questa stessa direzione si muovono i musei scientifici (dai Giardini di Archimede a Firenze al Parco Pitagora a Crotone, dall’Immaginario scientifico a Trieste alla Villa del Balì nei pressi di Fano, dal Muse di Trento a Infini.to a Pino Torinese) e le realtà che realizzano, mantengono e fanno circolare mostre a contenuto matematico (cito solo Simmetrie giochi di specchi dell’Università di Milano, le Macchine matematiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia e la classicissima Oltre il compasso curata da Franco Conti ed Enrico Giusti).

In conclusione, tengo a presentare una piccola nuova bottega che si sta distinguendo per vitalità e proposte interessanti: quella di chi comunica matematica per fare spettacolo. Uno dei pionieri è stato Robert Ghattas con i suoi spettacoli di giocoleria. Esperienze consolidate e radicate nella cornice più ampia e classica del teatro sono il lavoro della compagnia Le Nuvole a Napoli (curano anche le guide scientifiche a Città della Scienza); la rassegna di Teatro&Scienza curata da Maria Rosa Menzio sulle colline torinesi; e, forse la più notevole e vivace, la produzione teatrale del teatro PACTA sotto la guida di Maria Eugenia D’Aquino con i testi di Riccardo Mini. Al bordo tra teatro, conferenze e scuola, troviamo Paolo Canova, Diego Rizzuto e Sara Zaccone di Taxi1729 con i loro spettacoli matematici e Federico Benuzzi che usa la giocoleria per fare «fisica sognante» che spesso veicola grandi contenuti matematici, ad esempio per contrastare la pratica del gioco d’azzardo (così come fanno anche Taxi1729 e il giocologo Giorgio Dendi). L’esponente più in vista di questa innovativa bottega è probabilmente il cantante toscano Lorenzo Baglioni, presente al Festival di Sanremo 2018, che si è fatto notare con canzoni scolastiche quali il Rap sul Teorema di Ruffini

Un ultimo punto, periferico rispetto alla panoramica sui mestieri della comunicazione, merita di essere toccato ed è relativo alle opportunità di formazione per affacciarsi a questo mondo. La più antica e autorevole è sicuramente il Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico” presso la Sissa di Trieste1. Alcuni degli altri percorsi di formazione presenti in Italia sono il Master online in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara; quello in Comunicazione della scienza dell’Università di Padova; quello in Comunicazione della scienza e innovazione sostenibile dell’Università di Milano Bicocca; il Master in giornalismo e comunicazione della scienza dell’Università La Sapienza di Roma; Il Rasoio di Occam – comunicare la scienza ospitato dall’Università di Torino. Sempre a Torino, la Scuola Holden organizza un corso breve su Raccontare la scienza

Insomma credo di non aver esagerato parlando, nell’attacco di queste pagine, di vitalità culturale e creativa e sono convinto che siamo solo all’inizio di una fase nella quale la matematica comunicherà col resto della società in forme che oggi difficilmente riusciamo a immaginare.

 

1Esplicito il mio conflitto di interessi dichiarando che ci insegno “Comunicazione della fisica e della matematica” e ci collaboro dal 1996.