Fiammetta Cerreti

Quando ho scelto di iscrivermi a Matematica ero in dubbio se piuttosto fare Medicina: quest’altro interesse mi ha accompagnata poi durante gli studi. Diplomata nel 2000 in uno storico Liceo Classico romano, di matematica avevo visto poco o nulla. Ma mi piaceva e mi divertiva: amavo gli aspetti del ragionamento puro e avere a che fare con un linguaggio più assoluto di quello verbale. Inoltre, sono stata sempre una persona che ha cercato di spaziare lì dove si sente più debole: venivo da studi classici e da una famiglia ad impronta fortemente umanistica (ma con una nonna Matematica!) e quindi sentivo di voler colmare quel buco. In realtà mi sono avvicinata agli studi scientifici con un approccio realmente Umanista, inteso nel senso che sono sempre stata convinta che la cultura e le conoscenze debbano essere a tutto tondo: spaziare quindi dalle lettere alla scienza. Ho scelto di studiare matematica per avvicinarmi a questo modello culturale, per raffinare la mia mente con ragionamenti che non sapevo ancora fare, affascinata da quel linguaggio assoluto ed elegante. Non ho mai abbandonato neanche la passione per la lettura e la scrittura, che sono rimaste a latere e a cui mi avvicino ora, davvero, con un modo di pensare diverso.

Per la medicina invece c’era una forte curiosità e anche un desiderio di ‘essere utile’: quell’anno però rubarono i test, che sono unificati a livello nazionale, a Palermo e questo fece slittare la prova di ingresso a fine Ottobre/Novembre. Io già seguivo i corsi a matematica e ho deciso di non farla. Quando, però, si è trattato di scegliere l’indirizzo di studio mi sono orientata sulla fisica matematica, in particolare su modelli stocastici e sulla meccanica statistica applicati a fenomeni bio-medici. E così ho recuperato in parte la medicina: mi piace moltissimo studiare i collegamenti tra discipline diverse e mi sono divertita a leggere studi di biologia e a vedere come descrivere alcuni fenomeni con la matematica.

Finita la laurea, nel 2005, ho scelto di proseguire con il Dottorato, sempre a La Sapienza, a Roma. Dopo due anni ho cominciato a soffrire molto il fatto di stare sempre nello stesso posto, con pochi stimoli nuovi, in un contesto dove purtroppo la multidisciplinarità con medici e biologi non era né avviata né facile da avviare. In aggiunta a questo, stavo cominciando a chiedermi se mi andasse di fare della ricerca il mio lavoro; non ne ero certa e ora posso dire che non era la mia strada, almeno non alle condizioni che conoscevo. L’ultimo anno di dottorato l’ho passato a Parigi a lavorare con un professore presso l’École Normale Supérieure, in un gruppo che si occupava di modellizzazione biologica e che lavorava parzialmente anche con biologi e medici. È stata un’esperienza diversa e molto interessante: ero pentita di non aver fatto l’Erasmus ed in un certo senso questo me l’ha fatto recuperare; allo stesso tempo però lavoravo, non era solo studio; per la prima volta ho sperimentato il lavoro in team. Insomma, un anno interessante e denso che però non mi ha convinto a rimanere nel settore.

Così ho declinato alcune offerte di post-doc ed è iniziata la mia fase di ricerca del che cosa fare dopo, con pochi punti fermi: avevo capito che non amavo programmare e quindi non mi sarei riciclata in quell'ambito; non mi piace la finanza e quindi anche il settore economico-finanziario era escluso; per il momento non volevo andare all'estero e quindi, purtroppo, si escludevano anche realtà medico-biologiche extra ricerca; avrei voluto un settore il più possibile di utilità pubblica e scientifico. Non era facile e non sapevo come muovermi. Era l'inizio del 2010.

Mi sono presa uno stacco di 3 mesi in cui sono andata a lavorare in Vietnam per una ONG, per cui lavorava all'epoca mio fratello. Per la prima volta facevo qualcosa che con la Matematica non c’entrava davvero nulla: lavoro sul campo, distribuzione di materiali e di beni alimentari e gestione della logistica. In questa parentesi direi che l’aspetto della matematica che più mi è stato utile e di supporto al progetto sia stata la predisposizione alla veloce risoluzione dei problemi: una capacità che sicuramente ho innata, ma che si è logicamente molto sviluppata con gli studi. Il saper inquadrare rapidamente la situazione, le sue caratteristiche, le condizioni al contorno e scegliere una strategia di risoluzione il più possibile ottimale.

Da quell'esperienza in Vietnam alla mia carriera successiva penso che quest’aspetto, unito alla capacità di collegare elementi apparentemente diversi e trovare la giusta ‘funzione’ che li colleghi, siano state le due principali competenze acquisite, o almeno nutrite, dallo studio della Matematica, che poi mi sono state di maggiore utilità nel lavoro.

La parentesi asiatica termina così come era iniziata: il fascino di vivere all'estero e di lavorare viaggiando c’è da sempre in me, ma non era quello il momento per metterlo a frutto. Rientrata a Roma è stata una mia amica, collega dell’Università, a trovare la strada per me: la sua professoressa (Alessandra Celletti, Dipartimento di Matematica di Tor Vergata, Roma) quell’anno inaugurava il Master in Scienze e Tecnologie Spaziali. Mi sembrava il giusto equilibrio: un settore tecnico scientifico, un ambiente di collaborazione internazionale, uno settore di studio utile per la società. E così mi sono iscritta e ho fatto uno stage tramite loro nella azienda dove lavoro tutt'ora, la SERCO S.p.A a Frascati presso la sede ESRIN dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA).

Durante lo stage sono entrata occupandomi di uno studio di ottimizzazione di risorse condivise: ambito nuovo per me, ma è stato interessante e sono stata libera di collaborare con un professore all'università che mi ha aiutato a definire il modello, su cui poi ho fatto una simulazione. Soddisfazione di vedere, poi, tutto il progetto approvato e realizzato e tutt'ora in uso come software in ESA, per il gruppo del Mission Planning dei Satelliti Sentinels 1 e 2.

Quando, poi, nel 2012 sono stata assunta dall’azienda, il mio ruolo è andato discostandosi dalla matematica: sono stata presa nel team dell’AIV (Assembly, Integration and Validation) per i Ground Segment delle missioni Sentinels. Fondamentalmente, ogni satellite ha un segmento di terra (stazioni di acquisizione, centri di processamento, sistemi di disseminazione dati agli utenti) che viene progettato da un consorzio di aziende che ha vinto la relativa gara. Il nostro lavoro era seguire le fasi di sviluppo ed implementazione di questo sistema e assicurarci che venissero rispettati i requisiti e le specifiche richieste dall’ESA. Si tratta quindi di un lavoro fondamentalmente ingegneristico, in cui è necessaria l’attenzione, la precisione, la capacità di vedere il progetto sia a livello di sistema che a livello di dettaglio, nonché buone capacità di comunicazione scritta e verbale (prevalentemente in inglese), il sapersi muovere in maniera diplomatica sia con il cliente (l’Agenzia) sia con le industrie coinvolte nello sviluppo.

Ho fatto questo lavoro per 3 anni, dopodiché sono stata assegnata a tempo pieno a Sentinel 3: dal lancio, avvenuto a Febbraio 2016, sono nel team tecnico di supporto all’agenzia e mi occupo di quella che è la diffusione end-to-end dei dati agli utenti, ossia sono l’interfaccia tecnica tra l’agenzia e l’industria che sviluppa l’Hub di disseminazione dati. Direi che le caratteristiche necessarie per il lavoro non si discostano molto da quelle individuate prima, sicuramente è aumentata la componente di comunicazione.

Nell'ultimo anno con alcuni colleghi abbiamo inoltre creato un sito di divulgazione scientifica. Noi tutti lavoriamo sulle missioni Sentinels e dal momento che uno degli obiettivi primari di questa missione è di rendere i dati disponibili e fruibili al cittadino, abbiamo deciso di mettere a disposizione la nostra esperienza e conoscenza perché chi non è nel settore possa apprezzare le potenzialità dell’Earth Observation. Ci siamo concentrati su un approccio narrativo alla scienza. Abbiamo quindi tre sezioni dedicate alle tre missioni Sentinels, una dedicata all’Exploration in cui ripercorriamo con gli occhi dei satelliti il primo grande viaggio di scoperta di James Cook, uno più tecnico dedicato agli Experts User ed infine una sezione Interesting Facts in cui si analizzano dati provenienti da altre missioni. Il sito https://earthstartsbeating.com rappresenta quindi in maniera molto efficace il prodotto finale di tutta la filiera satellite, segmento di terra, post produzione e analisi dei risultati.

Al momento non saprei dire come si evolverà la mia storia matematica: ho vari progetti in mente, che di matematico hanno poco, ma che hanno tanto di quell'Umanesimo che cercavo fin dall’inizio. Mi sembra di essere, quindi, vicina alla mia personale quadratura del cerchio: sapermi muovere in qualsiasi contesto, con una mente elastica e reattiva, con una capacità di analisi e sintesi molto buone, potendo mettere la mia ‘matematicità’ al servizio di qualsiasi tematica scelga di affrontare d’ora in avanti.