Ricordo che qualche mese prima dell’esame di maturità molti miei compagni avevano le idee chiare sul corso di studi da intraprendere dopo l’estate. Io invece non riuscivo a decidermi tra matematica e lettere ma poi la passione per un linguaggio tanto misterioso come quello matematico ebbe la meglio.

Volevo capire come e chi avesse dimostrato i teoremi che avevamo affrontato in quinta superiore. Se devo essere sincera, durante il primo biennio delle scuole superiori, la matematica non mi piaceva molto. Era una specie di giochino che mi riusciva ma non capivo perché dovessi risolvere equazioni o svolgere espressioni tanto simili tra loro. I compiti di matematica erano i più veloci e questo era un vantaggio.

Non avevo idea del mondo che si celava dietro quei segni, quelle lettere e quelle convenzioni. Si trattava semplicemente di rispettare le regole, ma volevo capire chi le avesse inventate e cosa succedeva quando le si infrangevano.

Era come imparare a suonare uno strumento. All’inizio tanta fatica per produrre solo qualche nota (talvolta stonata) poi, continuando nell’esercizio, le prime melodie sempre più armoniose e infine l’improvvisazione e la creazione. Volevo diventare una musicista della matematica.

Decisi quindi di iscrivermi a Modena, dove vivevo, nel 2004. Compresi fin dai primi corsi che esistevano linguaggi diversi per ogni branca della matematica.

Più che apprendere le tecniche dimostrative, volevo capire come fossero nati alcuni concetti e chi fossero i protagonisti di quelle storie. Decisi pertanto di dedicare la tesi magistrale alla storia della matematica sotto la supervisione della prof.ssa Franca Cattelani.

Vinsi qualche mese dopo una borsa di studio annuale della Fondazione Filippo Burzio di Torino per continuare gli studi. La ricerca mi appassionava molto ma sentivo che l’interesse nei confronti della lettura e della scrittura mi imponeva di volgere lo sguardo verso nuovi orizzonti. Conoscevo la SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) di Trieste per l’eccellenza nella ricerca scientifica e notai il bando di ammissione al Master in Comunicazione della Scienza. Ricordo il giorno della prova scritta: realizzazione di un articolo giornalistico basato su una notizia di medicina tratta dalla rivista Lancet. Avevo sempre e solo letto quotidiani, non avevo mai scritto in quella forma.

Durante i due anni di Master compresi che la scrittura è una produzione artigianale, che richiede pazienza, precisione e creatività. Volevo imparare ad affinare sempre meglio quella pratica per comunicare la disciplina che mi appassionava tanto: la matematica.

L’esperienza alla SISSA ha dato professionalità alle conoscenze acquisite negli anni universitari. Già al secondo anno ho cominciato a collaborare con alcune case editrici come DeAgostini per la scrittura di laboratori di matematica per il biennio e il triennio della scuola secondaria superiore, Pearson per un progetto multimediale, RCS per la scrittura di esercizi per ragazzi BES e DSA e Zanichelli per la revisione di bozze.

Durante le esperienze di insegnamento della matematica e della fisica ho avuto la fortuna di parlare con i ragazzi e capire le loro perplessità, difficoltà e curiosità nei confronti di queste discipline. I loro racconti e pensieri sono rimasti come linee guida nella preparazione delle conferenze nelle scuole.

Ho scritto articoli per l’Unità on-line, il blog Solferino 28 del Corriere della Sera e Tuttoscienze de La Stampa e attualmente collaboro con la Lettura del Corriere della Sera.

È stata una vera sorpresa (e un onore) poter essere la Twitterguest per la Lettura e consigliare un libro al giorno per una settimana.

Nel maggio 2017 un grande sogno che si avvera: la pubblicazione di un libro divulgativo intitolato “Einstein & Associati. Il coworking della relatività” (Hoepli Editore). Ho pensato di raccontare le storie dei matematici che, inconsapevolmente, hanno creato gli strumenti essenziali per la formulazione della relatività. Per questo libro, nell’ottobre dello stesso anno, sono stata premiata come prima finalista per la categoria saggistica del Premio Internazionale di Letteratura della Città di Como.

Dal 2016 sono dottoranda presso l’Università di Ferrara e mi occupo di storia della matematica del XX secolo, seguita dal prof. Giuseppe Mussardo della SISSA e dalla prof.ssa Paola Bandieri dell’Università di Modena.

Nel tempo libero scrivo poesie, racconti e mi diverto a giocare con i bambini creando laboratori di matematica che svolgo nelle scuole e nelle biblioteche.

Sono diventata mamma molto giovane e ho letto tanti libri per l’infanzia, quindi è stato un piacere poter realizzare gli approfondimenti storici per il libro “La trottola di Sofia” (Vichi De Marchi, Editoriale Scienza 2014) e tradurre il libro “Questa (non) è matematica” (Anna Weltman, Editoriale Scienza 2017).

Una volta qualcuno ha descritto il mio percorso come una “interessante curva intricata” e ho pensato subito a Jacob Bernoulli un matematico del XVIII secolo, secondo il quale, anche curve più complicate come quella del viso di un uomo, possono essere descritte attraverso equazioni. Mi piace pensare che, a poco a poco, il percorso complicato descriva, in questo caso, il viso di una donna.