Fin dai primi anni dell’università, mi era abbastanza chiara la vastità di applicazioni della matematica nel mondo del lavoro. Tuttavia, mi rendevo conto di quanto quest’idea fosse lontana da quella più comune di matematica, intesa come calcolo fine a se stesso, con la sua serie di formalismi e regole ripetute. Mai come ora, che lavoro come Genomic Data Scientist al Centro Nazionale di Analisi Genomica di Barcellona (Spagna), il mio percorso formativo universitario e le esperienze lavorative maturate finora, mi sembrano così importanti e qualificanti per il profilo professionale che sto ricoprendo. Il mio è un lavoro interdisciplinare, piuttosto moderno e difficilmente inquadrabile in un unico settore scientifico, ricoprendo tematiche che vanno dalla biologia e medicina, dalla matematica alla statistica attraverso l’uso dell’informatica.

Dopo la laurea in matematica ho fatto quasi subito domanda per un tirocinio di un anno nell’ambito della Biomatematica. Mi aveva attirato l’idea di poter applicare quanto studiato fino ad allora alla biologia e medicina. Poi per una serie di eventi, non feci quel tirocinio, ma poco dopo iniziai a lavorare in un istituto di ricerca che si occupava di studiare la genetica della popolazione sarda. Iniziai a lavorare sull’analisi statistica di dati relativi a pazienti affetti da Talassemia, una malattia genetica rara ma molto frequente in Sardegna. Le conoscenze di statistica sono state utili fin dal principio, ma devo ammettere che in quel momento mi sono sentita persa. Tutto ciò che avevo studiato fino a quel momento non era sufficiente, mi mancavano le basi e la terminologia della genetica, ma anche dal punto di vista più matematico, i metodi di statistica genetica descritti nelle riviste scientifiche erano ricchi di nozioni del tutto nuove per me. Così, la decisione di intraprendere il dottorato è stata immediata.

L’esperienza del dottorato è stata decisiva e rilevante per il mio lavoro oggi. Ho scelto un dottorato in Genetica all’Università di Cagliari, che si è svolto per il primo anno presso l’Ospedale Microcitemico di Cagliari, nonché centro di riferimento delle malattie rare per la regione Sardegna. A partire dal secondo anno invece, ho lavorato ad un progetto in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica del CNR di Cagliari e negli ultimi sei mesi di dottorato, sono stata parte di un gruppo del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università della California, a San Francisco.

Durante i tre anni del dottorato sono stata coinvolta in progetti di ricerca nell’ambito di malattie complesse, come Diabete e Sclerosi Multipla, attraverso i quali ho maturato esperienza, applicando quanto già conoscevo alla risoluzione di problemi di diversa natura. La genetica, e più in generale la biologia, che inizialmente mi sembravano dei mondi completamente a parte, nascondono questioni che sono risolvibili attraverso complessi modelli matematici, statistici e informatici. La scoperta della struttura del DNA e il sequenziamento del genoma umano hanno dato vita a nuovi ambiti di ricerca che richiedono la condivisione e l’impegno di diversi profili disciplinari, tra cui i matematici, statistici e informatici sono in prima linea insieme a biologi e medici.

Ora, è già un anno che ho un contratto di lavoro presso l’Istituto Nazionale di Analisi Genomica, noto come CNAG, che è il secondo centro di sequenziamento più grande d’Europa. Lavoro nel gruppo che si chiama Single Cell Genomics. Il mio profilo è quello di Genomic Data Analyst, analizzo i dati che vengono fuori dal sequenziamento di materiale genetico, DNA e/o RNA. I progetti di cui mi occupo sono di natura diversa rispetto a quelli del periodo del dottorato, ma ogni giorno mi accorgo che tutte le esperienze rappresentano un bagaglio davvero importante anche nei progetti apparentemente diversi. In ogni articolo scientifico del settore biomedico ci sono lunghi paragrafi dedicati alla parte matematico-statistica che fanno da supporto a quella sperimentale e parte del mio lavoro è dedicato all’interpretazione, valutazione e all’utilizzo di questi metodi al fine di rispondere a complesse domande biologiche.

Ritengo che i miei studi in matematica abbiano lasciato una chiara impronta che si riflette sul mio modo di pensare e organizzare la risoluzione di un problema. Io sono molto contenta del mio lavoro, ma anche di quello che ho fatto per arrivare fino a qui, intendo il percorso di studi precedente in Italia. Tuttavia, sono abbastanza convinta che in Italia sarebbe stato davvero complicato (se non impossibile) trovare questo stesso lavoro a queste condizioni. E non credo sia una questione di risorse finanziare, ma è una questione di mentalità. Basta guardare la foto del mio gruppo di lavoro, per rendersi conto che è quasi difficile riconoscere il team leader dagli altri colleghi. Ovviamente non è solo un problema d'età: l’impatto che può avere l’ordine gerarchico in un centro di ricerca, ma anche in un piccolo gruppo, è davvero rilevante.