Annamaria Franz

Avete presente quelli che non riescono mai a leggere un libro fino alla fine? Eccomi qua, tipico esemplare della categoria di persone volubili che si appassionano a prima vista a un argomento, salvo poi stufarsi dietro l’angolo. Il lato positivo del mio carattere è che ho sempre considerato la vita una tavola imbandita a cui accostarmi con l’entusiasmo di chi sa che troverà soddisfazione.

Al liceo scientifico le materie mi piacciono tutte, così mi diplomo col massimo dei voti e mi iscrivo senza dubbi al corso di laurea in Matematica: l’unica materia che ti pone sempre una sfida nuova e al contempo ti dà gli strumenti per comprendere tutte le altre (e la sfrontatezza che, se vai bene lì, tutto il resto è una passeggiata). Mi laureo con lode con una tesi sperimentale, e poi? Basta studiare, voglio provare cosa significa lavorare in azienda, avere un cartellino da timbrare e dei colleghi con cui bere il caffè. Ma l’offerta di lavoro in Friuli nel 2003 è modesta e gli annunci non citano quasi mai la laurea in matematica tra i requisiti dei profili cercati. Parto da un contratto a termine con Area Science Park, parco tecnologico triestino.

L’ambiente dell’ente pubblico non rispecchia l’idea di “lavoro in azienda” che avevo, ma da cosa nasce cosa, ed ecco che arriva l’opportunità buona. Il mio ufficio è dislocato presso una sede staccata, ospitata da un soggetto dalle caratteristiche uniche, che a distanza di un anno mi offrirà un posto di lavoro e con cui a tutt’oggi ancora collaboro. Si tratta di CATAS S.p.A., realtà unica in Italia e con pochi uguali in Europa: è il laboratorio di prova di riferimento per il comparto nazionale del legno e arredo. Gran parte delle verifiche meccaniche, analisi chimiche e prove di reazione al fuoco eseguite su prodotti d’arredo italiani si svolgono presso questo istituto, che dal 2005 in poi vedrà un aumento a due cifre del fatturato con l’estero, per diventare leader europeo.

Il laboratorio, all’epoca della mia assunzione, stava implementando il controllo statistico dei dati di prova, un argomento arcinoto in altri settori come quello delle prove elettriche o delle analisi chimiche, ma alquanto spinoso e poco trattato per le prove meccaniche di resistenza e durata, spesso distruttive, che caratterizzano l’attività di questo ente. Chi meglio di una volenterosa matematica, amante delle sfide, per prendersi carico di questo argomento? Da qui sono partita e sotto la supervisione del responsabile qualità, ho potuto dare un piccolo contributo allo sviluppo aziendale. La disponibilità ad approfondire questi temi, unita all’ampiezza di vedute della direzione e all’interesse manifestato da qualche cliente tra i più lungimiranti mi ha consentito di spingermi oltre, diventando organizzatore di round robin test internazionali su misure dimensionali per le sedute e di qualificarmi come ispettore ACCREDIA (l’ente nazionale di accreditamento) per i gestori di circuiti interlaboratorio.

La necessità, per fini statistici, di comprendere le diverse attività svolte dai vari dipartimenti di prova, mi ha reso nel tempo una delle poche persone in azienda che avevano la conoscenza superficiale ma abbastanza completa del panorama dei servizi offerti: da qui la proposta di affidarmi nuovi incarichi più legati all’area commerciale e marketing, a volte in forma pionieristica perché si tratta di ambiti poco sviluppati da parte di un istituto che fino a qualche anno fa non aveva competitor ma che ora, muovendosi su scala globale, si trova ad aver più di qualche concorrente con cui confrontarsi.

Non serve dire che questi cambi/aggiunte di mansione sono sempre stati accolti con molto entusiasmo da parte mia, come opportunità di imparare qualcosa di nuovo e diverso. Se guardo al mio mansionario attuale, ammetto che uso molto poco di ciò che ho studiato nella mia carriera universitaria, ma ciononostante so che senza di essa non mi troverei qui.