Alessandro Turco

Matematico, ricercatore, implementatore, programmatore, organizzatore, pianificatore. Questa è a grandi linee la mia carriera lavorativa. La mia qualifica attuale in termini tecnici è quella di Product Owner, PO, ma quello che faccio è proprio pianificare da un lato le attività di un team di programmatori e dall’altro le funzionalità che il nostro prodotto dovrà avere. Pianificare non richiede strettamente delle abilità matematiche, ma la forma mentis aiuta moltissimo. Andiamo con calma però, partiamo dall’inizio.

Ho studiato matematica all’università di Padova con l’aspettativa di poter avere le chiavi per comprendere qualunque mistero della natura. Non mi aspettavo che tutte le conoscenze acquisite negli anni di scuola precedenti venissero liquidate in un paio di settimane, ma lo stupore per la vastità dei mondi matematici mi ha spinto avanti. Con la tesi ho compreso (finalmente!) che avrei dovuto specializzarmi per arrivare ai confini di uno dei mondi e magari riuscire a spingerli un poco più in là.

Ho scelto la matematica computazionale e ho iniziato il dottorato alla SISSA di Trieste. Nel mio piccolo ho fatto attività di ricerca accademica, studiando metodi innovativi per la simulazione del comportamento di gocce d’acqua su superfici “rugose”. Perchè alcune gocce di pioggia rimangono in equilibrio sul parabrezza dell’auto e altre scivolano giù? Io l’ho visto attraverso un vetro diverso, quello dello schermo di un computer. Ho messo così le basi per il passaggio successivo.

Finito il dottorato ho cercato un’azienda interessata alla mia capacità di tradurre formule e teorie in algoritmi. ESTECO mi ha accolto a braccia aperte nel suo gruppo numerico. ESTECO realizza software e in particolare modeFRONTIER che è leader mondiale nei software di integrazione e ottimizzazione per l’ingegneria progettuale. Cosa significa? In due parole si può dire che se un ingegnere utilizza dei modelli matematici o delle simulazioni numeriche per costruire un prototipo virtuale del suo progetto, allora quell’ingegnere dovrebbe usare modeFRONTIER per automatizzare il processo di calcolo e ottimizzare le caratteristiche (prestazioni, consumi, durata, resistenza, ecc) dell’oggetto in questione. E che oggetti! Quello più comune sono le automobili o i loro componenti, ma anche aerei, piattaforme marine, o anche semplici ma sofisticate moke per il caffè!

Ho lavorato per alcuni anni agli algoritmi di ottimizzazione, curandone l’aspetto teorico e la loro implementazione nel codice sorgente del software. Questo aspetto del mio lavoro ha cominciato ad appassionarmi sempre di più. Da bravo matematico ho cominciato a generalizzare e a lavorare sulle caratteristiche comuni ai vari algoritmi, più che ai tratti distintivi di ciascuno. Ho smesso di essere implementatore e, seppur per un breve periodo, posso dire di aver fatto il programmatore e di aver contribuito a creare l’architettura su cui poi poggiare i diversi algoritmi.

Il passo successivo è stato quello di coordinatore del gruppo di persone che lavorava al progetto di ricerca in cui ero inserito. Nel mondo dello sviluppo software c’è una recente filosofia che si chiama Agile e ha rivoluzionato il modo di lavorare di molte aziende: l’idea di fondo è quella di sperimentare e di imparare dagli errori, facendosi guidare il più possibile da misure oggettive (numeri!). Il Product Owner deve saper leggere i numeri, per pianificare correttamente, ma deve anche saper “leggere” le persone: quelle del team di sviluppo e quelle del mondo esterno che, sperabilmente, useranno il software una volta pronto.

Il mio lavoro è questo. Portare in azienda le esigenze del mondo esterno, guidare la creazione di una risposta ai bisogni individuati e promuovere il prodotto realizzato. Dov’è la matematica in tutto questo? Di sicuro nella capacità di analisi e di sintesi, di impostare un problema con i dati a disposizione e di utilizzare gli strumenti corretti per risolverlo. Ma le competenze matematiche saranno sempre più fondamentali nel futuro, per poter gestire scenari di complessità sempre maggiore, magari affidandosi all’analisi dei cosiddetti “Big Data”: quando la mole di dati è talmente enorme che solo i computer possono gestirli, è molto importante che ci sia un umano a porre le domande corrette e a saper interpretare le risposte. Anche qui, così come nel libro della natura di Galileo, la lingua utilizzata è la matematica!