Cosa fare da grande? Domanda difficile! La scelta del percorso universitario da intraprendere alla fine della scuola superiore è solitamente basata sulla preferenza, o la passione, per una materia e sugli sbocchi lavorativi successivi. La scelta di un lavoro dipende a sua volta da diversi aspetti: oltre al tipo di lavoro, hanno un’importanza non trascurabile la difficoltà nell’ottenerlo, il luogo, la stabilità nei primi anni, l’impegno che richiede in termini di tempo e di energie, la remunerazione... Valutare tutti questi aspetti alla fine della scuola superiore mi è stato completamente impossibile. Ho quindi optato per una materia che mi piacesse e che mi garantisse ampie prospettive lavorative in diversi settori: la matematica. Infatti, la laurea in matematica permette i più svariati sbocchi (come le storie di questa raccolta testimoniano efficacemente), e quindi mi ha permesso di rimandare la scelta lavorativa; all’epoca non avevo alcuna idea di cosa avrei fatto dopo la laurea, e in particolare non immaginavo che avrei intrapreso la carriera accademica.

Gli anni di laurea (Genova, 2006-2011) mi hanno permesso di vedere da vicino la vera matematica e di cominciare ad apprezzarne le applicazioni. Ho sempre preferito la matematica pura, con le sue miriadi di teoremi e dimostrazioni, ma durante la laurea sono rimasto affascinato dalle molteplici interazioni della matematica con la fisica e con le applicazioni pratiche. Questa inclinazione ha avuto riscontro nelle scelte didattiche: intrapreso il curriculum di matematica generale, che è il più “robusto” per la matematica pura, ho scelto di fare la tesi triennale in fisica matematica su un argomento di relatività speciale e la tesi magistrale in analisi armonica applicata, cioè sugli aspetti teorici dell’analisi dei segnali, come immagini o video. Oltre a risolvere brevi esercizi, mi piaceva la sfida di provare ad affrontare problemi aperti più complicati, e quindi ho deciso di fare dottorato. Fra le diverse offerte, ho scelto l’Università di Oxford.

L’esperienza di Oxford è stata fondamentale sotto diversi profili. Dal punto di vista accademico, mi ha permesso di affrontare (e talvolta risolvere) problemi su alcuni aspetti applicati dell’analisi matematica. Mi sono occupato di equazioni alle derivate parziali (PDE) con applicazioni ai problemi inversi, cioè la ricostruzione di immagini a partire da misurazione fisiche, come nell’imaging medico. Ma, soprattutto, immerso in un ambiente di altissimo livello e circondato da matematici eccellenti, ho respirato un’atmosfera stimolante per lo studio e imparato il “come si fa” della ricerca in matematica. È stato un piacere osservare come l’ottima preparazione ottenuta in Italia mi abbia permesso di sentirmi perfettamente a mio agio nel terzo miglior dipartimento di matematica del mondo (QS World University Rankings 2014). Come studente di dottorato la maggior parte del lavoro viene fatta individualmente nella solitudine dell’ufficio, ma col tempo ho iniziato a viaggiare per seminari e convegni, dove ho cominciato a esporre i risultati del mio lavoro e a rendermi conto dei filoni di ricerca internazionale più importanti. Hanno fatto da splendida cornice e necessario svago dallo studio le innumerevoli attività organizzate per gli studenti a Oxford, tra cui cene formali e feste in College, punting sul fiume, gite in barca sul Tamigi... Sono stati anni impegnativi ma anche molto divertenti!

Finito il dottorato, ho avuto la possibilità di andare a Parigi all’École Normale Superiéure per un postdoc. L’attività di ricerca è stata molto stimolante poiché ho combinato le mie conoscenze di analisi armonica applicata acquisite a Genova con la padronanza delle PDE per lavorare sulla tomografia fotoacustica, una modalità emergente di imaging medico che permette di ottenere immagini con la stessa risoluzione di un’ecografia, ma molto più dettagliate. Dopo un anno mi sono trasferito in Svizzera per un altro postdoc all’ETH, il politecnico di Zurigo. Le esperienze in istituti di eccellenza come l’ENS e l’ETH, in aggiunta ai numerosi viaggi per collaborazioni scientifiche e per la partecipazione a convegni, hanno continuato a fornire stimoli costanti per la mia ricerca: ho proseguito i miei studi in diversi filoni di ricerca e lentamente acquisito l’indipendenza necessaria di un ricercatore. Dopo il primo anno a Zurigo ho ottenuto una borsa postdoc prestigiosa, dell’ETH (cofinanziata dalle azioni Marie Curie), che mi ha dato completa indipendenza di lavorare sul mio progetto di ricerca, anche grazie a cospicui fondi di ricerca necessari per coprire le spese di viaggi e attrezzatura.

Durante il secondo anno a Zurigo, e quindi dopo circa cinque anni e mezzo dalla partenza da Genova, si è presentata l’opportunità di un ritorno in Italia. L’ho colta al volo, essendo consapevole della difficile situazione occupazionale nell’ambiente accademico europeo e soprattutto italiano. Sono ora ricercatore di Analisi Matematica nel Dipartimento di Matematica di Genova, dove svolgo attività didattica e di ricerca. Da alcuni punti di vista questo ritorno potrebbe sembrare una discesa di livello, siccome non si può nascondere che Genova non sia alla stessa altezza di dipartimenti di eccellenza come Oxford, Parigi o Zurigo. Nonostante questo, io credo però che debba prevalere un’altra considerazione: è un piacere poter ritornare nel Paese dove mi sono formato con un bagaglio culturale arricchito notevolmente dalle esperienze estere. Inoltre, la ricerca in Italia è ancora di altissimo livello (in particolare se si tiene conto della scarsità di fondi, Elsevier 2013), e non è affatto vero che non si possano ottenere risultati importanti. Infine, è per me essenziale la vicinanza di parenti e amici, che rendono il lavoro, talvolta intenso, più piacevole e appagante.