Elisa Targa

Sin dalle superiori ho preso in considerazione la professione dell’insegnante, affascinata dalla possibilità di rimanere in un contesto pluriculturale e di instaurare un rapporto educativo con i ragazzi. Queste caratteristiche sono l’anima di questo lavoro e, nonostante ci si trovi a spiegare gli stessi nuclei didattici e la retribuzione non sia certamente adeguata, permettono di non annoiarsi mai e di potersi rinnovare continuamente, grazie alle relazioni umane che si instaurano con studenti e colleghi e alle esperienze di aggiornamento che si ha la possibilità di effettuare.

Ho deciso di studiare matematica perché ho avuto degli insegnanti eccezionali. Erano menti non comuni, riconosciuti ricercatori nel campo della matematica (come il Professor Vistoli, relatore della mia tesi di dottorato) ma anche veri appassionati di didattica (come la Professoressa Serotti, pioniera dei licei scientifici sperimentali PNI). Queste persone sono tuttora un riferimento nella mia professione; mi hanno trasmesso la passione per la matematica allenandomi al rigore, stimolandomi con problemi dall’ambito più astratto della geometria algebrica a quello più concreto delle applicazioni nell’ambito numerico, della probabilità, dell’economia, della fisica…

E’ quello che anche io cerco di fare con i miei studenti: far comprendere la potenza e la bellezza del linguaggio matematico, che apparentemente puntiglioso e astratto, diventa poi lo strumento più naturale e potente per risolvere problemi complessi, anche nell’ambito delle scienze applicate.

Ho iniziato a insegnare negli anni dell’università, durante il dottorato di ricerca, tenendo le esercitazioni per il corso di Geometria e Algebra a Ingegneria e per il corso di Matematica ad Agraria. Terminato il dottorato ho vinto per concorso una cattedra di Matematica e Fisica e da allora ho sempre insegnato a studenti di Liceo scientifico e di Liceo linguistico, mantenendo per qualche anno anche le lezioni universitarie.

La difficoltà ma anche la bellezza nell’insegnare la matematica sta nel fatto che i ragazzi hanno passioni, attitudini ed esperienze di vita vissuta diverse e quindi è necessario “catturarli” utilizzando strumenti personalizzati. In questi anni sono state tante le esperienze che ho messo in atto e che sono state anche di grande stimolo per me. Ho partecipato a diversi corsi del Piano Lauree Scientifiche, a volte con classi intere, a volte semplicemente coinvolgendo i singoli ragazzi e incoraggiandoli a partecipare alle attività intensive. Tali attività sono state davvero di grande stimolo per loro, un ottimo modo di fare orientamento universitario e un’occasione di aggiornamento in ambito applicativo per me che ho avuto una formazione in matematica pura.

Abbinando alla passione per la matematica quella per l’inglese, dopo aver fatto un corso di formazione metodologica e perfezionato la lingua, ho predisposto delle unità didattiche di fisica e matematica con il metodo CLIL (Content and Language Integrated Learning); questo mi ha permesso di “raggiungere” anche alcuni studenti del linguistico, spesso disamorati nei confronti della matematica. In generale, lo studio delle materie scientifiche in una seconda lingua aiuta e sprona per necessità gli studenti a essere più concentrati sul testo di un problema e all’uso di un linguaggio specifico adeguato. Inoltre è stato possibile sperimentare alcune tecniche tipiche dei paesi anglosassoni, quali l’Inquiry Based Approach, un metodo che coinvolge maggiormente gli studenti nella fase di apprendimento in classe. Con alcuni colleghi abbiamo preparato unità didattiche di geometria analitica e risoluzioni di problemi lineari applicati, equazioni differenziali e varie unità didattiche di fisica.

Un’altra attività molto interessante è stato il progetto Science360: un’esperienza di Alternanza Scuola-Lavoro in collaborazione con l’Associazione Insegnamento della Fisica. In questa attività sono stati seguiti e formati alcuni studenti delle superiori nella preparazione di lezioni con laboratorio sulla luce e le stelle rivolte a bambini di quinta elementare. Mi sono accorta di quanto sia stato utile per gli studenti porsi il problema di come strutturare una lezione, di come trasmettere concetti anche complessi, ed ha fatto riflettere i ragazzi anche sul proprio metodo di studio e di apprendimento.

Queste riflessioni sull’apprendimento degli studenti sono una parte importante del nostro lavoro: certo un bravo docente deve conoscere bene i contenuti, essere aggiornato ma deve anche trovare il modo per far maturare nello studente la capacità di una studio consapevole, approfondito e maturo. Un anno, nella nostra scuola, abbiamo lavorato su un progetto di “Ricerca-Azione sulle competenze di lettura” proprio cercando delle strategie didattiche per migliorare le competenze di lettura-analisi di un testo ma anche per migliorare l’aspetto metacognitivo dell’apprendimento.

Se è fondamentale motivare e stimolare chi fa più fatica, è anche molto importante non trascurare quegli studenti particolarmente motivati e predisposti: a loro viene proposto di fare le Olimpiadi di Matematica e di Fisica e, ai più appassionati e determinati, di partecipare ai Giochi matematici a Squadre, entrando a far parte della squadra del nostro istituto. Non è facile trovare tempo ed energie per allenare anche questi ragazzi; fortunatamente a volte basta indirizzarli e sono molto autonomi.

Un altro aspetto di questa professione è il fatto che è indispensabile rimanere aggiornati, soprattutto quando si tratta di discipline scientifiche. Trovare il tempo per aggiornarsi è fondamentale per alimentare passione e riuscire a preparare lezioni accattivanti; gli studenti sono molto più motivati se intravedono un collegamento tra il loro studio e quello che avviene fuori dalle mura scolastiche. Per quanto mi riguarda, questo aspetto sazia anche quella curiosità di sapere e desiderio di studio e approfondimento che temevo di non riuscire a coltivare abbandonando la ricerca universitaria.

Come già menzionato, mi sono aggiornata in matematica soprattutto nell’ambito delle applicazioni frequentando i corsi del Piano Lauree Scientifiche. Mi sono dedicata maggiormente all’aggiornamento nell’ambito della fisica, non avendo una laurea in questa disciplina: i programmi attuali dello scientifico prevedono che il docente svolga una buona parte di fisica moderna e che completi il programma con qualche approfondimento (cosmologia, nanotecnologie, fisica delle particelle,…). Fortunatamente ho potuto frequentare corsi di aggiornamento approfonditi su molti di questi aspetti: corsi organizzati dall’INFN di Frascati, un corso di teoria-laboratorio sulle Nanotecnologie presso l’università di Modena, corsi organizzati dall’AIF di Bologna tra cui il progetto MICROMACRO che prevedeva lezioni presso il CERN di Ginevra e presso il Sito astronomico delle Canarie e che si è concluso con la pubblicazione di due articoli su “La fisica nella scuola”, di sintesi di unità didattiche predisposte per gli studenti sugli argomenti trattati.

Infine, e non da ultimo, vorrei sottolineare che ho potuto realizzare tutte le iniziative di cui vi ho parlato potendo lavorare in collaborazione con fantastici colleghi e ovviamente grazie alle attività che università e altri enti e associazioni hanno organizzato per noi docenti.

Se talvolta in questa professione c’è il rischio di scoraggiarsi per i risultati, per la sensazione di non essere valorizzati al di fuori dell’ambiente scolastico e per gli stravolgimenti a cui si deve continuamente far fronte, è tuttavia vero che la possibilità di confrontarsi e di lavorare in team, la freschezza del rapporto quotidiano con gli studenti e la bellezza delle discipline insegnate riescono a mantenere viva in me la passione per questa professione.

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